L’uomo, per sua natura, impara dalle esperienze. Ma una di queste difficilmente insegna. Eppure esiste da quando esiste l’uomo. È un privilegio solo umano, perché solo gli umani ne hanno consapevolezza. È l’esperienza della morte. Puoi esserne testimone per quella degli altri, ma non per la tua. Ciascuno la “vivrà” solo una volta e da quel momento non ci sarà un “dopo” per imparare. Indigestioni e pruriti causati da questo argomento, si possono alleviare con una camomilla e una pomata. Ma spesso è sufficiente anche una risata in compagnia.
La morte, è un fatto che sconvolge e interroga. Ci interroga se ci piacciono le domande. E se non ci piacciono?… Pazienza…. Siamo salvi… Per Ora…
Questa benedetta morte, denominatore comune, rappresenta quelle libertà ed uguaglianze che idealmente cerchiamo durante il corso della vita, appaltandole alla politica, alla religione, alla cultura, al sesso, ai giuochi, ai nostri interessi. Duemila anni di storia, pieni di sangue e di dolore, non sono riusciti a risolvere questo “problema”. Oggi, progresso e civiltà stanno provando a nasconderlo.
“Vinci un Premio se riesci a vivere centoventi anni” Se poi muori ci deve essere un colpevole oppure non meritavi di perdere.
Una risposta puoi trovarla. Dipende da te. Nessuno può costringerti o convincerti. Questa “Francescana Sorella” è l’unica strada che la mia ragione riesce a percorrere per dare un senso alla vita e a tutto quello che contiene. E non è una contraddizione in termini.
Gli uomini si vestono quasi sempre di certezze e ragioni. Ognuno le sue. Difficilmente riescono ad accettare quelle dell’altro. Tutti ne sappiamo qualcosa. Le lacrime, quelle vere. Quelle che si piangono in solitudine, per difendere la nostra immagine “pubblica”, dovrebbero farci riflettere. Se non sai piangere sono contento. L’argomento non ti riguarda. Per Ora.